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SETTIMO APPUNTAMENTO. Da due a tre: cosa cambia nella #coppia con l’arrivo di un #figlio.

Ogni transizione, cioè il passaggio da una fase del ciclo vitale a quella successiva, comporta per le persone implicate la necessità di una rielaborazione della relazione che hanno instaurato fino a quel momento e l’attribuzione di nuovi si

#Nascita #Genitorialità

gnificati ad essa. È come se ogni transizione, segnata nella maggior parte dei casi dall’acquisizione di nuovi membri della famiglia o dalla loro perdita, innescasse un periodo di crisi nell’organizzazione familiare, nella quale gli equilibri funzionanti fino a quel momento devono essere rivisti e si deve trovare una nuova organizzazione. Il passaggio alla genitorialità rappresenta proprio uno di questi momenti, nel quale la coppia è messa a dura prova e può reagire in maniera costruttiva al cambiamento o viverlo come un ostacolo difficile da superare, in certi casi impossibile. E in questi passaggi che si evidenzia quanto il patto sottostante alla coppia sia forte, permettendo anche di osservare quanto è presente la capacità di essere flessibili rispetto ai cambiamenti e come è avvenuto lo scambio con le generazioni precedenti. Infatti, ogni transizione non coinvolge soltanto il nucleo familiare, ma anche le famiglie di origine e i figli: il passaggio si realizza positivamente quando i neogenitori acquisiscono il proprio ruolo genitoriale in continuità con quello che hanno sperimentato come figli, ma anche inserendo delle innovazioni. Così il genitore è chiamato a un processo costruttivo, nel quale dovrà prendere dai propri modelli genitoriali ciò che ritiene opportuno, ma anche inserire nuovi elementi che derivano dalla relazione con l’altro, in modo da arricchire in modo creativo la storia della propria famiglia. In generale, questa transizione avviene positivamente quando la coppia riconosce nelle rete parentale una fonte di identificazione positiva dalla quale partire per poi differenziarsi, costruendo però un proprio stile genitoriale.

Oltre a questo, la nascita di un figlio può scatenare nei coniugi vissuti di esclusione e momenti di profondo coinvolgimento, in un’alternanza continua. La persona deve nuovamente modificare le propria personalità in relazione a questo cambiamento, per acquisire un ruolo genitoriale; ciò può prevedere anche momenti di confusione e insicurezza, tanto da modificare l’identità stessa della persona.

Ciò che influenza questa dinamica, oltre alla storia della coppia e ai modelli genitoriali che i coniugi hanno a disposizione, è anche il neonato con le sue caratteristiche che possono chiamare i neogenitori a una ristrutturazione, anche dei livelli fisiologici dell’esperienza, come ad esempio il cambiamento dei ritmi sonno-veglia o la sessualità. Ma un figlio non rappresenta soltanto questo: esso riattiva anche alcuni aspetti specifici nel coniuge relativi alla propria infanzia, con la possibilità di riparare gli effetti negativi della propria esperienza, attraverso il prendersi cura del nuovo arrivato, ampliando la propria identità. Vale per il passaggio alla genitorialità, ciò che è valido per tutte le altre relazioni umane, cioè la capacità di offrire l’opportunità di riparare modelli di relazioni interne disadattive, così come la possibilità di creare nuove modalità di stare in relazione.

In questa fase, i principali compiti che la famiglia deve assolvere riguardano la ridefinizione dei rapporti con il mondo esterno, soprattutto rispetto alle famiglie di origine e la definizione di nuovi ruoli e regole chiare, stabilendo un confine fondamentale fra coppia coniugale e coppia genitoriale.

FILMOGRAFIA CONSIGLIATA

- Il padre di famiglia di Nanni Loy

- Nine Months – Imprevisti d’amore di Chris Columbus

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