Eccoci all’appuntamento con l’#adolescenza. L’adolescenza rappresenta un momento critico della vita della persona, poiché essa deve uscire dal guscio della propria famiglia, per addentrarsi nel mondo della collettività; l’adolescente si trova a dover assolvere contemporaneamente a due compiti fondamentali: separarsi dai propri affetti e continuare a sentirsi parte di essi, deve cioè separarsi e appartenere allo stesso tempo. Ogni adolescente è attirato dal bisogno, più o meno forte, di mantenere il legame con la propria famiglia, che comprende anche gli ideali, i valori e le regole con i quali è cresciuto, ma ha anche la necessità di liberarsene, per poter scoprire chi è, oltre a quello che i genitori gli hanno detto di essere. Da una parte, la sicurezza di una storia conosciuta, dall’altra la trepidante incertezza di poter progettare il proprio futuro e avere la possibilità di diventare chiunque egli voglia, prima nel mondo dei pari, successivamente nel mondo degli adulti. Ed è questo continuo altalenare fra un bisogno e l’altro a mandare in tilt i genitori e la famiglia nel suo complesso che deve relazionarsi un minuto prima con un bambino bisognoso di coccole e un attimo dopo con ribelle che vuole scappare il più lontano possibile da casa.
Paradossalmente, è soltanto dall’equilibrio fra le risorse derivanti da questi due sistemi così diversi, la famiglia e il gruppo dei pari, che può scaturire uno sviluppo armonico della personalità: non si diventa adulti consapevoli senza aver sperimentato la sensazione di sicurezza del porto sicuro al quale tornare durante la tempesta, ma neanche se non si trova il coraggio di salpare alla ricerca di nuovi misteriosi mondi. Per questo l’adolescente ha così bisogno di sentirsi parte di un gruppo di pari: è in questo sistema nuovo e diverso da quello familiare che si può condividere l’immaturità, la sensazione di avere così tante possibilità davanti e non sapere quale scegliere. È con i pari che ci si può avvicinare al nuovo, conoscere il diverso, trasgredire, andare oltre il divieto; con i pari, l’adolescente può permettersi il lusso di essere immaturo, di non avere le risposte che continuamente gli sono richieste dal mondo degli adulti e diventare in questo modo creativo. Non che tutto questo sia chiaro all’adolescente, il quale è mosso principalmente dal bisogno e dal piacere di stare insieme ai coetanei; con loro può essere diverso da come dice il genitore, non perché esso sbagli, ma perché non è l’adolescente ad averlo deciso. Con i coetanei, egli può condividere le proprie incertezze e i propri turbamenti, può tentare di cambiare anche se questo genera in lui ansia, perché i suoi tentativi sono ben accolti dal gruppo.
Come è possibile per i genitori gestire tutto questo? In questa altalena continua, ciò che probabilmente spaventa di più i genitori è la possibilità dell’adolescente di poter trasgredire, ma la trasgressione diventa pericolosa soltanto quando il ragazzo non può tornare ad appartenere al proprio gruppo familiare, poiché senza le risorse di questo è impossibile per lui progredire verso la fase adulta. Il compito del genitore in questa fase è quello di rinegoziare il rapporto con il figlio, in modo da permettere lo sviluppo della sua identità, aumentando la flessibilità dei confini, ma fornendo al tempo stesso una guida sicura e un modello. Ciò può permettere anche ai genitori di investire maggiormente le proprie energie nella coppia coniugale o nel lavoro, o semplicemente di coltivare i propri interessi, dal momento che non è necessaria un’attenzione costante per i figli.
FILMOGRAFIA
- Stand by me di R. reiner
- L’attimo fuggente di Peter Weir
- Ricordati di me di Gabriele Muccino
- Thirteen di C. Hardwicke
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